domenica 8 gennaio 2017

"Harry Potter e la maledizione dell'erede" - J.K.Rowling,J.Tiffany,J.Thorne


L’Ottava storia
Diciannove anni dopo…



Albus Severus Potter è il figlio di Harry Potter,il mago diventato  famoso e stimato per aver distrutto Voldemort e per aver salvato il mondo della magia da un dominio oscuro e di disperazione totale.Come ci si può immaginare le aspettative su Albus sono alte e spesso opprimenti.Inizia a frequentare Hogwarts ma,a differenza degli altri componenti della sua famiglia, non viene smistato in Grifondoro bensì nella casata dei Serpeverde dove ha modo di consolidare la sua amicizia con Scorpius Malfoy,figlio di Draco Malfoy ,che come tutti sappiamo, si mostrava ostile verso Harry durante l’adolescenza.Quando la voglia di Albus di mantenere alte tali aspettative ,unita alla fase di ribellione tipica dell’adolescenza ,incontra un’allettante giratempo,una nobile causa e dei complici particolari,non può che avere inizio una serie interminabile di avventure ,dapprima eccitanti poi pericolose.L’epilogo sarà dei più lieti e conserverà la stessa sostanza,lo stesso cuore pulsante di tutta la trama di Harry Potter: la forza dell’amore.



In effetti sembra che l’amore sia l’unico contenuto che la Rowling abbia conservato “nell’ottava storia” della saga.L’edizione italiana è uscita nel nostro paese ormai il 24 Settembre 2016, basata sullo spettacolo teatrale londinese ( con titolo originale “Harry Potter and the cursed child”,messo in scena al Palace Theatre di Londra) ma il dibattito sulla sua validità non si è ancora affievolito, causato da presunte discrepanze nella trama,nei personaggi e nell’ universo di Harry Potter in generale.Infatti una buona parte dei lettori che non ha apprezzato questo nuovo lavoro, insiste sul fatto che i personaggi sembrino cambiati,trattati con una certa superficialità e carenti delle particolarità che li avevano caratterizzati nei libri precedenti; la questione della mitica giratempo appare una forzatura perché da subito viene presentato come un oggetto raro,anzi,ormai inesistente mentre pare che ne continuino a sbucare modelli qua e là senza criterio solo per sbloccare situazioni intricate;le ambientazioni non hanno  spessore e gli avvenimenti sono carenti di originalità.Il tutto naturalmente condito dall’accusa alla nostra J.K.Rowling di averlo pubblicato solo per un guadagno monetario.

Leggendolo ho potuto capire cosa avesse suscitato questi punti di vista ma il mio parere è cambiato immediatamente.



Ho divorato questo libro in pochi giorni sia per il fatto che fosse scritto come un copione teatrale sia perché la narrazione mi ha totalmente catturata.Ci sono state naturalmente scene che avrei voluto vedere realizzate in maniera più approfondita:ad esempio le scene 5,6,7 del terzo atto in cui Scorpius Malfoy,tornato indietro nel tempo, chiede a Piton, Hermione e Ron aiuto, non senza sforzo,per ricongiungersi ad Albus Potter. Tuttavia credo sia dovuto proprio al modo in cui è scritto: non è un romanzo ma un copione e quindi non si cerca di dipingere in maniera più completa possibile un’ambientazione o un personaggio tramite descrizioni ma si richiede,certamente con uno sforzo di immaginazione maggiore, di arricchire il piano d’azione. E’ stato un piacevole tuffo in una Hogwarts del passato dove incontrare personaggi già conosciuti ma in un contesto ancora una volta diverso,surreale e apocalittico.Di “esplorazioni” in dimensioni parallele ce ne sono molte nella storia e ciò permette di dare dinamicità e varietà alla narrazione pur mantenendo scenari noti. Forma del testo e ricontestualizzazione degli elementi sono le differenze sostanziali rispetto ai sette libri della saga di Harry Potter che li rende imparagonabili.



Non nascondo di aver apprezzato il ruolo della giratempo, oggetto simbolo tra i principali della saga che mi aveva molto affascinata già ai tempi di “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” e mi è piaciuto anche il fatto che fosse restato sotto la tutela di Hermione, mantenendone così il contatto già testato tra l’oggetto e il personaggio.Questo però non dev’essere un modo per paragonare “La maledizione dell’erede” a “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” tentando di demolirne l’originalità.Di nuovo, se ne riprende l’oggetto e se ne conserva la funzione ma in un contesto differente e con sottili modifiche tutt’altro che banali.Ne garantisce da una parte l’autenticità e dall’altra l’originalità.



Nonostante Albus sia il protagonista della storia,inserito perfettamente anche nel rapporto conflittuale con il padre, ho adorato il ruolo di Scorpius che spesso fa pensare ad un angioletto sulla spalla del personaggio principale, in piena antitesi a Delphi che prendeva invece le sembianze del  diavoletto sulla spalla opposta.Queste impressioni trovano la loro realizzazione,prima dello snodo finale della vicenda, con la rivelazione della vera natura di Delphi ed è un colpo di scena che non dispiace affatto.E’ un personaggio chiave,è la figlia di Voldemort che vuole portare avanti il progetto del padre fondamentalmente per guadagnare la sua stima allo stesso modo in cui Albus e Draco volevano guadagnare la stima dei loro.Il passaggio generazionale è avvenuto in maniera coerente ma brillante, dove vecchi e nuovi problemi ritornano ma da un punto di vista diverso.Così facendo non si rischia di deturpare la storia precedente né di ricalcarla in maniera troppo marcata.

Ho adorato le scene 5 e 6 dell’atto quarto in cui Albus riesce a mandare un segnale ai genitori mediante la vecchia coperta di Harry,”contrassegnandola” già nel passato in modo che si rifletta nel futuro:ha subito evocato il modo di ragionare di Harry,la sua logica e il sapore della sequenza è tipicamente “potteriana”. Ho trovato Hermione,Ginny,Ron e Draco abbastanza coerenti con i personaggi descritti dalla Rowling anni fa,magari con qualche carattere accentuato e con qualcun altro smorzato ma è pienamente comprensibile se si pensa che sono cresciuti,diventati adulti.Tutti cambiano con l’età e così anche Harry Potter stesso.Forse è stato il personaggio più criticato in assoluto: spesso additato come presuntuoso,impulsivo,privo di idee,impaurito o semplicemente tendente al grigio, senza lo smalto che traspariva dalle sue avventure da ragazzo.Bisogna però tenere a mente che ,oltre la solita crescita durante gli anni e la scelta di scrivere solo tramite dialoghi, Harry non è più il protagonista della storia e diventa impossibile attribuirgli tutte le sfumature che ha guadagnato nel corso dei sette libri a lui dedicati.Sono stati messi in risalto,come è giusto che sia, solo gli aspetti funzionali alla storia attuale. Personaggi diversi ma collegati tra loro,avventure nuove ma simili,pulsioni apparentemente contrastanti ma animate dagli stessi valori: è questo il segreto di “Harry Potter e la maledizione dell’erede”,è questa la raffinatezza che caratterizza il passaggio generazionale e che rende l’attinenza con il mondo della saga precedente tutt’altro che banale o forzata.

Attinenza con il mondo della saga, non con la saga di per sé.
L’unico appunto che potrei fare è sul titolo.Forse la scelta di ricalcare il titolo di tutti gli altri romanzi (“Harry Potter e…”) ha innalzato le aspettative e lo ha designato come un ulteriore romanzo di una serie in realtà già conclusa.Per questo si sono scatenate polemiche e critiche,tra cui quella logica della trovata commerciale per ottimizzare gli incassi.In realtà credo che questa storia vada presa come una storia a parte,connessa ma diversa e che non si inserisce nell’eptalogia di Harry Potter ma,viceversa, l’accompagna.

Nessun commento:

Posta un commento