L’Ottava
storia
Albus
Severus Potter è il figlio di Harry Potter,il mago diventato famoso e stimato per aver distrutto Voldemort
e per aver salvato il mondo della magia da un dominio oscuro e di disperazione
totale.Come ci si può immaginare le aspettative su Albus sono alte e spesso
opprimenti.Inizia a frequentare Hogwarts ma,a differenza degli altri componenti
della sua famiglia, non viene smistato in Grifondoro bensì nella casata dei
Serpeverde dove ha modo di consolidare la sua amicizia con Scorpius
Malfoy,figlio di Draco Malfoy ,che come tutti sappiamo, si mostrava ostile
verso Harry durante l’adolescenza.Quando la voglia di Albus di mantenere alte
tali aspettative ,unita alla fase di ribellione tipica dell’adolescenza ,incontra
un’allettante giratempo,una nobile causa e dei complici particolari,non può che
avere inizio una serie interminabile di avventure ,dapprima eccitanti poi
pericolose.L’epilogo sarà dei più lieti e conserverà la stessa sostanza,lo
stesso cuore pulsante di tutta la trama di Harry Potter: la forza dell’amore.
In effetti
sembra che l’amore sia l’unico contenuto che la Rowling abbia conservato “nell’ottava
storia” della saga.L’edizione italiana è uscita nel nostro paese ormai il 24
Settembre 2016, basata sullo spettacolo teatrale londinese ( con titolo originale
“Harry Potter and the cursed child”,messo in scena al Palace Theatre di Londra)
ma il dibattito sulla sua validità non si è ancora affievolito, causato da
presunte discrepanze nella trama,nei personaggi e nell’ universo di Harry
Potter in generale.Infatti una buona parte dei lettori che non ha apprezzato
questo nuovo lavoro, insiste sul fatto che i personaggi sembrino
cambiati,trattati con una certa superficialità e carenti delle particolarità
che li avevano caratterizzati nei libri precedenti; la questione della mitica
giratempo appare una forzatura perché da subito viene presentato come un
oggetto raro,anzi,ormai inesistente mentre pare che ne continuino a sbucare
modelli qua e là senza criterio solo per sbloccare situazioni intricate;le ambientazioni
non hanno spessore e gli avvenimenti
sono carenti di originalità.Il tutto naturalmente condito dall’accusa alla
nostra J.K.Rowling di averlo pubblicato solo per un guadagno monetario.
Leggendolo ho
potuto capire cosa avesse suscitato questi punti di vista ma il mio parere è
cambiato immediatamente.
Ho divorato
questo libro in pochi giorni sia per il fatto che fosse scritto come un copione
teatrale sia perché la narrazione mi ha totalmente catturata.Ci sono state
naturalmente scene che avrei voluto vedere realizzate in maniera più
approfondita:ad esempio le scene 5,6,7 del terzo atto in cui Scorpius Malfoy,tornato
indietro nel tempo, chiede a Piton, Hermione e Ron aiuto, non senza sforzo,per
ricongiungersi ad Albus Potter. Tuttavia credo sia dovuto proprio al modo in cui
è scritto: non è un romanzo ma un copione e quindi non si cerca di dipingere in
maniera più completa possibile un’ambientazione o un personaggio tramite descrizioni
ma si richiede,certamente con uno sforzo di immaginazione maggiore, di arricchire
il piano d’azione. E’ stato un piacevole tuffo in una Hogwarts del passato dove
incontrare personaggi già conosciuti ma in un contesto ancora una volta
diverso,surreale e apocalittico.Di “esplorazioni” in dimensioni parallele ce ne
sono molte nella storia e ciò permette di dare dinamicità e varietà alla
narrazione pur mantenendo scenari noti. Forma del testo e ricontestualizzazione
degli elementi sono le differenze sostanziali rispetto ai sette libri della
saga di Harry Potter che li rende imparagonabili.
Non nascondo
di aver apprezzato il ruolo della giratempo, oggetto simbolo tra i principali
della saga che mi aveva molto affascinata già ai tempi di “Harry Potter e il
prigioniero di Azkaban” e mi è piaciuto anche il fatto che fosse restato sotto
la tutela di Hermione, mantenendone così il contatto già testato tra l’oggetto
e il personaggio.Questo però non dev’essere un modo per paragonare “La
maledizione dell’erede” a “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” tentando
di demolirne l’originalità.Di nuovo, se ne riprende l’oggetto e se ne conserva
la funzione ma in un contesto differente e con sottili modifiche tutt’altro che
banali.Ne garantisce da una parte l’autenticità e dall’altra l’originalità.
Nonostante
Albus sia il protagonista della storia,inserito perfettamente anche nel
rapporto conflittuale con il padre, ho adorato il ruolo di Scorpius che spesso fa
pensare ad un angioletto sulla spalla del personaggio principale, in piena
antitesi a Delphi che prendeva invece le sembianze del diavoletto sulla spalla opposta.Queste
impressioni trovano la loro realizzazione,prima dello snodo finale della
vicenda, con la rivelazione della vera natura di Delphi ed è un colpo di scena
che non dispiace affatto.E’ un personaggio chiave,è la figlia di Voldemort che
vuole portare avanti il progetto del padre fondamentalmente per guadagnare la
sua stima allo stesso modo in cui Albus e Draco volevano guadagnare la stima
dei loro.Il passaggio generazionale è avvenuto in maniera coerente ma
brillante, dove vecchi e nuovi problemi ritornano ma da un punto di vista
diverso.Così facendo non si rischia di deturpare la storia precedente né di
ricalcarla in maniera troppo marcata.
Ho adorato
le scene 5 e 6 dell’atto quarto in cui Albus riesce a mandare un segnale ai genitori
mediante la vecchia coperta di Harry,”contrassegnandola” già nel passato in
modo che si rifletta nel futuro:ha subito evocato il modo di ragionare di
Harry,la sua logica e il sapore della sequenza è tipicamente “potteriana”. Ho
trovato Hermione,Ginny,Ron e Draco abbastanza coerenti con i personaggi
descritti dalla Rowling anni fa,magari con qualche carattere accentuato e con
qualcun altro smorzato ma è pienamente comprensibile se si pensa che sono
cresciuti,diventati adulti.Tutti cambiano con l’età e così anche Harry Potter
stesso.Forse è stato il personaggio più criticato in assoluto: spesso additato
come presuntuoso,impulsivo,privo di idee,impaurito o semplicemente tendente al
grigio, senza lo smalto che traspariva dalle sue avventure da ragazzo.Bisogna
però tenere a mente che ,oltre la solita crescita durante gli anni e la scelta
di scrivere solo tramite dialoghi, Harry non è più il protagonista della storia
e diventa impossibile attribuirgli tutte le sfumature che ha guadagnato nel
corso dei sette libri a lui dedicati.Sono stati messi in risalto,come è giusto
che sia, solo gli aspetti funzionali alla storia attuale. Personaggi diversi ma
collegati tra loro,avventure nuove ma simili,pulsioni apparentemente contrastanti
ma animate dagli stessi valori: è questo il segreto di “Harry Potter e la
maledizione dell’erede”,è questa la raffinatezza che caratterizza il passaggio
generazionale e che rende l’attinenza con il mondo della saga precedente tutt’altro
che banale o forzata.
Attinenza
con il mondo della saga, non con la saga di per sé.
L’unico appunto che potrei
fare è sul titolo.Forse la scelta di ricalcare il titolo di tutti gli altri
romanzi (“Harry Potter e…”) ha innalzato le aspettative e lo ha designato come un
ulteriore romanzo di una serie in realtà già conclusa.Per questo si sono scatenate
polemiche e critiche,tra cui quella logica della trovata commerciale per
ottimizzare gli incassi.In realtà credo che questa storia vada presa come una
storia a parte,connessa ma diversa e che non si inserisce nell’eptalogia di
Harry Potter ma,viceversa, l’accompagna.
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