giovedì 29 giugno 2017

J.W. Goethe, I dolori del giovane Werther -Come Werther cambia la nostra concezione di “assoluto”

“Tutto, tutto è popolato di mille forze diverse; e gli uomini si riparano sicuri nelle loro casucce, credendo di dominare il vasto mondo! Povero pazzo, che giudichi finita ogni cosa perché sei piccolo!” 
( da "I dolori del giovane Werther")
 
 
Nessuno potrebbe essere immune al fascino di Werther. Nessuno, in nessun periodo storico o corrente culturale potrebbe ritenerlo troppo avventato o distante dalla propria personalità. Eppure Werther non incarna di certo i canoni di carisma tradizionali e la scelta di suicidarsi per amore appare estrema di fronte ad ogni razionalità. Ci sembra impossibile pensare che dopo il 1774, anno di uscita del I dolori del giovane Werther, il numero di suicidi stimato tra i lettori del romanzo è di circa duemila. Ci sembra impossibile, fino a quando non ci immergiamo nelle sue pagine. 
Sin dall’inizio il narratore pone di fronte al lettore un protagonista buono, quasi innocente, teneramente dipinto nei suoi sentimenti assoluti. Werther  è un sognatore, spesso tende all’irrazionale, animato dalla passione per la letteratura e per l’arte, per il bello estetico e caratteriale. Tira fuori il lato bohemien che giace in ognuno di noi e i sentimenti assoluti ci appaiono come gli unici possibili. Ci risulta simpatico e empatizziamo facilmente con lui. Werther appare pienamente in armonia con il piccolo paese dove conoscerà Albert e Lotte. Ma sullo sfondo naturale idillico, tra giochi con i bambini del posto e la letture di poesie, si insinua il rifiuto dei valori borghesi e delle convenzioni sociali. Tale rifiuto è incarnato dal confronto tra Werther e Albert, tra letterato e borghese, tra individuo e società. 
I temi dello Sturm und Drang ricorrono tutti. La natura è la forza primordiale del mondo, la letteratura la canalizzazione delle proprie pulsioni, ma è l’amore il valore supremo nella vita di Werther. L’amore che il protagonista cerca, quello immediato e non mediato, quello assoluto e impossibile, è incarnato da Lotte, con la quale Werther riscontra un’esclusiva affinità elettiva. L’amore è il fulcro attorno al quale ruota l’opera: la storia inizia con la nascita del sentimento e finisce con la sua sublimazione. L’amore è stimolo vitale e, pertanto, contraddistingue solo le persone vive: nel suo togliersi la vita, Werther rinuncia alle sofferenze che esso porta agli uomini per non dimenticarne la purezza, la liricità di cui la letteratura lo aveva convinto. 
Tuttavia il Werther non va ridotto solo a questo. La grandezza di Goethe è stata quella di riunire sotto un'unica storia tutti gli impulsi ideologici della generazione sturmeriana, evidenziandone l’impeto e lo slancio del modus operandi. 

Il cielo si incupisce e la natura perde i connotati di colorata e godibile Primavera. Nella seconda parte del romanzo, Werther è disilluso dalla società, dalla borghesia, dall’amore e da se stesso. Il pensiero del suicidio che cresceva dentro di lui si riversa nel paesaggio naturale che ora appare grigio, freddo, spento. La calma con cui si procura la pistola da Albert e saluta gli abitanti del villaggio, è coerente con l’idea positiva che abbiamo del protagonista: il giudicarlo troppo estremo è ormai lontano dalle nostre intenzioni; sentiamo di aver sperimentato con lui la tristezza, l’ingiustizia del mondo e la rassegnazione che ne deriva. E l’assolutezza dei suoi sentimenti e dei suoi gesti diventano la normalità, la necessità, mentre  sono quelli degli altri ad essere insignificanti. 
Alcuni elementi fanno pensare ad un romanzo autobiografico. La vicenda di un conoscente di Goethe,  Jerusalem, uomo chiuso e triste che si era innamorato della moglie di un suo amico, sembra fornire il modello plastico della narrazione. Jerusalem però si tolse la vita però soprattutto a causa della sua inadeguatezza sociale,proprio come Werther in fondo. Lotte è ispirata a Charlotte Buff, importante amore di Goethe. Non ci è difficile credere che l’autore abbia messo tanto della sua esperienza nel romanzo: il modo naturale in cui si rivolge a noi lettori, l’esattezza delle parole che usa per descrivere certi moti dell’animo e la capacità di incastrare riferimenti e citazioni nella sequenza narrativa , ci fanno sentire coinvolti dalla vicenda come se fosse un nostro amico a raccontarcela. Un amico che si sfoga, cercando di allontanarsi dai suoi sentimenti, di razionalizzarli, prima di rimanere lui stesso vittima dell’irrazionale.  

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